Linee guida per redigere una tesi di laurea (Mancini - De Leo)
- brunamancini
- 2 ott 2016
- Tempo di lettura: 16 min
LINEE GUIDA PER LA REDAZIONE DI UNA TESI DI LAUREA
a cura della Prof.ssa Carmela Bruna MANCINI e del Prof. Rocco DE LEO
Questo documento fornisce alcune informazioni utili per lo svolgimento di una tesi di laurea. Molta attenzione viene data alla fase di redazione, fornendo peraltro qualche cenno alle fasi di impostazione e di ricerca. È auspicabile che tali informazioni siano note ad ogni studente prima ancora della scelta dell'argomento di tesi. E' pure opportuno che lo studente conosca le norme sancite dal regolamento didattico delle tesi di laurea.
1. Il significato della tesi di laurea
Nello svolgere la tesi di laurea, che costituisce il coronamento degli studi universitari, lo studente è chiamato a dare prova di capacità di iniziativa. Sia pure con il supporto dato dal relatore, egli deve dapprima mettere a fuoco il proprio obiettivo, individuando l'argomento di tesi, per poi coglierlo, realizzando un lavoro completo e organico su tale argomento attraverso l'impiego dei metodi di analisi e di sintesi appresi nel corso degli studi universitari.
2. La scelta del tema
Nella scelta dell'argomento da approfondire vanno soppesati due aspetti: gli interessi personali e l'attinenza con il proprio corso di studi. L'argomento scelto, come direttiva generale, riguarderà una disciplina di cui è stato seguito almeno un corso ed è stato superato il relativo esame.
• Evitare argomenti troppo estesi per i quali il rischio d'incompletezza è assicurato. Con un argomento piuttosto esteso è comunque necessario possedere la capacità di svolgere ricerche interdisciplinari e di compiere il giusto mix tra nozioni estese e specifiche. Altrimenti si rischia di annoiare la commissione con argomenti già perfettamente noti, mentre la tesi dovrebbe comunque rappresentare una sorta di valore aggiunto.
• Il rischio contrario è quello di scegliere argomenti troppo circoscritti o troppo innovativi, per i quali le fonti sono scarse e i risultati striminziti. Il materiale su cui lavorare sarebbe probabilmente insufficiente.
• Evitare argomenti troppo sfruttati: il risultato sarebbe banale e ripetitivo. Meglio tematiche nuove, dunque, ma che si ricolleghino comunque alla preparazione complessiva acquisita, della quale rappresentano in un certo senso la sintesi.
Quando scegliete il tema di una tesi, quindi, è preferibile che delimitiate attentamente il campo di ricerca. Più l’autore/autrice sono noti, più esisterà una vasta bibliografia difficile da rintracciare, selezionare, gestire, ecc. Di conseguenza, è meglio, anche nel caso di autori poco noti e che non hanno scritto molto, definire un tema all’interno della loro produzione, una particolarità del loro stile, una comparazione con un altro scrittore o scrittrice, ecc.; o ancora, un tema all’interno di una produzione narrativa, un paragone tra due scrittori o due testi di epoche diverse o contemporanei, un genere o una tendenza letteraria analizzati attraverso due o tre opere, il paragone tra un testo letterario e la/e sua/e resa/e cinematografica/he, ecc. sono scelte più auspicabili che saprete gestire meglio.
2.1 Il titolo
Il titolo di una tesi diventa spesso definitivo nel corso o alla fine della tesi stessa. All’inizio del lavoro è importante avere un titolo di massima, ma se questo poi cambia non è un problema. Generalmente si tende ad avere titoli molto lunghi prima di aver scritto la tesi e poi, una volta completato il lavoro, ci si rende conto che il titolo può anche essere ridotto a beneficio di tutti. Il titolo, per definizione, è breve. Se avete paura che non renda chiaro l’argomento da voi trattato, potete sempre mettere un sottotitolo esplicativo.
3. Il progetto di tesi
Occorre innanzitutto un forte interesse per uno specifico ambito, in quanto il laureando dovrà confrontarsi con esso per parecchio tempo. Tale interesse deve tradursi in un'idea promettente: un argomento o un problema che, in qualche suo aspetto, possa essere affrontato in modo innovativo. Per maturare un'idea si può ricorrere a suggerimenti di terzi e a un'analisi della letteratura, vale a dire di ciò che hanno già fatto gli altri. Anche se si dispone di un'idea, l'analisi della letteratura deve essere effettuata per accertarsi che tale idea non sia già venuta ad altri. L'idea deve essere opportunamente elaborata sino a diventare un progetto; si tratta di un documento di due o tre pagine nel quale devono comparire:
· la letteratura esaminata in via preliminare;
· gli obiettivi della tesi e le ragioni sottostanti alla loro scelta;
· gli strumenti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi;
· un indice della tesi con un'indicazione di massima sul contenuto dei diversi capitoli come pure sulle parti originali del lavoro. In fase iniziale, quando il contesto è maggiormente incerto, l’indice consente una prima e provvisoria programmazione del lavoro da svolgere. Al procedere del lavoro, e alla conseguente diminuzione dell'incertezza, viene inevitabilmente modificato; ogni cambiamento implica ovviamente una revisione nella programmazione del lavoro non ancora svolto.
Non è quindi possibile prevedere con precisione il tempo necessario per effettuare il lavoro di tesi; tuttavia, non è ragionevole pensare ad un impegno inferiore ai sei mesi-uomo.
Una volta redatto, il progetto dovrà essere discusso con il futuro relatore; dopo aver ricevuto la sua approvazione e, soprattutto, i suoi consigli, il lavoro di tesi potrà avere inizio.
3.1 Le fasi nella preparazione della tesi
• La ricerca del materiale (le fonti, la ricerca bibliografica, la schedatura del materiale, le schede di lettura);
• La stesura del testo (impaginazione, le parti che compongono la tesi);
• La sezione "Bibliografia" (elementi che la compongono);
La ricerca bibliografica
La ricerca del materiale avrà inizio una volta definito, in accordo con il docente, il titolo provvisorio. Si comincerà con il recuperare tutte le fonti possibili sull'argomento, classificarle, ampliarle e sviluppare una bibliografia provvisoria ed accessibile. La biblioteca della vostra università, quella di altre università, la Biblioteca Nazionale sono risorse i cui cataloghi sono ormai per lo più consultabili in rete. Potete anche consultare database molto forniti e aggiornati online che spesso vi danno accesso ad articoli pubblicati su riviste straniere che potete salvare su pen drive o stampare (MLA, Jstor, Project MUSE, LION, ecc.). Possono anche essere utili le bibliografie di testi di carattere generale o specifico che consultate (storie delle letterature, enciclopedie, manuali, saggi, edizioni di testi, ecc.). Fate attenzione però a saper mettere fine a questa fase di ricerca che potenzialmente potrebbe essere infinita.
I testi che consultate per la redazione della vostra tesi, che li citiate o meno, vanno sempre indicati in bibliografia. È reato di plagio, oltre che scorretto, copiare da materiale che non avete scritto voi attribuendovene l’autorialità. Questo vale anche se scaricate da Internet.
La schedatura del materiale bibliografico
Vi conviene organizzare il materiale che trovate (primario – documenti originali, di prima mano, scritti oppure orali, magari sotto forma di interviste, o di registrazioni visive o radiofoniche; e secondario – libri, saggi, articoli scientifici pubblicati su un certo argomento) e su cui studiate, attraverso schede (cartacee o su file nel vostro computer) in cui metterete tutti i dati che poi utilizzerete per la bibliografia, le citazioni che vi sembrano rilevanti (brani di senso compiuto, anche brevi, ma completi), i temi che vi pare utile segnarvi. Tenete presente che nell’arco del tempo potreste dimenticarvi dove avevate trovato una cosa che vi sembrava importante perciò, ognuno con il proprio metodo, è utile che vi facciate un vostro archivio personale nel quale andare a ricercare quello che vi serve. Segnatevi sempre le pagine delle citazioni che ricopiate, da dove le avete prese, i motivi per i quali le avevate scelte, altrimenti correte il rischio di non poter più utilizzare del materiale prezioso, solo perché non siete in grado di indicarne la fonte.
4. L'organizzazione della tesi
Nella preparazione della tesi la scaletta è fondamentale, per stabilire la struttura dei capitoli e dei sottocapitoli e definire un indice provvisorio. La tesi di laurea presenterà la seguente struttura generale: Ø Indice Ø Introduzione Ø Capitoli centrali Ø (Conclusioni) Ø Bibliografia Ø (Allegati eventuali)
4.1 L’indice
Una tesi è generalmente composta da una Introduzione, dei Capitoli (in numero variabile, preferibilmente dai tre ai cinque) divisi in Paragrafi ed eventualmente in Sottoparagrafi, a volte delle Conclusioni, eventuali Appendici, sempre una Bibliografia, a volte una Sitografia. Vi possono essere anche delle Immagini (se scegliete di metterle, dovrete indicare a fianco o sotto di che si tratta e possibilmente stilare alla fine un Indice delle immagini o delle figure).
Stilare l’indice all’inizio del vostro lavoro è molto difficile ma può essere utile per avere un piano a cui attenersi. Dovreste cercare di definire almeno il titolo di ogni capitolo (anche se provvisorio). Nel corso della scrittura dovrete dare un titolo anche ai paragrafi e ai sottoparagrafi (se ci sono). L’indice può essere modificato in corso d’opera, a seconda della direzione che prende la vostra analisi, perciò non lo considerate una “gabbia” ma una sorta di scaletta che vi servirà anche a non andare “fuori tema”. Se noterete che è inevitabile andare “fuori tema” rispetto all’indice stilato, significa che la vostra ricerca ha preso un’altra direzione; valutate se è ciò che volete ed eventualmente cambiate l’indice.
4.2 L’introduzione
L'introduzione deve contenere gli elementi fondamentali che servono a far comprendere il lavoro, anche a chi non abbia il tempo di leggerlo in tutte le sue parti. L'introduzione deve inoltre illustrare con chiarezza gli obiettivi e le ragioni sottostanti alla loro scelta, fornire alcuni cenni in merito alla letteratura rilevante, presentare gli strumenti utilizzati (la metodologia) e l'organizzazione essenziale in parti e in capitoli.
Nonostante il nome, è buona regola scrivere l’introduzione alla fine del vostro lavoro (a meno che la vostra introduzione non sia solo una contestualizzazione storica, scelta sconsigliata), poiché di norma l’introduzione descrive il percorso della vostra tesi. Sarete in grado di descrivere questo percorso solo quando il lavoro sarà completo e il percorso fatto. Se l’introduzione è ben fatta e articola bene il vostro punto di partenza, il percorso e il punto di arrivo, non ci sarà bisogno di scrivere le Conclusioni, che spesso sono solo una ripetizione di cose già dette.
4.3 Capitoli centrali
Anche la parte centrale della tesi, inevitabilmente, avrà una struttura che varia in funzione dell'ambito disciplinare e della metodologia impiegata. In questo documento ci limitiamo ad alcune indicazioni generali. Nei capitoli centrali si dovrà:
proporre una rassegna della letteratura (o della dottrina) rilevante. E' assolutamente importate evitare l'analisi dettagliata di contributi solo marginalmente attinenti all'argomento trattato nella tesi. Se si ritiene che un certo argomento meriterebbe un maggiore approfondimento, pur essendo marginale ai fini del lavoro di tesi, è meglio rinviare alla letteratura;
illustrare il modello teorico o lo schema interpretativo sul quale si fonda il lavoro;
inquadrare il settore o il contesto istituzionale in cui si inserisce il lavoro;
presentare gli strumenti impiegati (la metodologia); · presentare e discutere i risultati ottenuti.
4.4 Conclusioni e appendici
Non tutte le tesi hanno delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte in cui tirate le somme del lavoro fatto. Spesso e volentieri, se avete fatto una buona introduzione, un capitolo dedicato alle conclusioni rischia di essere ridondante. Tenete presente che aggiungere delle conclusioni solo per aumentare il numero delle pagine produce un pessimo effetto su chi legge. Chi vi ha letto con attenzione ha ben presente cosa avete detto e cosa non avete detto: ripetere le cose quindi non ha alcun senso. Se, invece, nelle conclusioni volete proporre degli interrogativi che il vostro percorso ha aperto, o volete ribadire con maggior forza e con più precisa articolazione quello che sostenete nella tesi, se volete anche solo riprendere il filo del discorso e fare il punto sulla vostra ricerca, allora potete scrivere qualche pagina conclusiva. È comunque consigliabile che le conclusioni siano brevi.
L’Appendice è una sezione che si aggiunge alla fine del lavoro e che non fa strettamente parte del discorso critico fatto nel corso della tesi. Nell’appendice si può anche presentare qualcosa di inedito: vi si può mettere la traduzione di una poesia o di un racconto dell’autore/autrice che state trattando; una rassegna di immagini relative al tema della tesi; un’intervista fatta all’autore/autrice di cui vi siete occupati. Come per le Conclusioni, l’appendice deve avere una funzionalità all’interno della tesi e non deve essere usata solo per allungare il vostro lavoro. Gran parte delle tesi non ha appendici.
Ricordate sempre che la lunghezza di una tesi non ha nulla a che vedere con la sua qualità. Ci sono tesi brevi eccellenti e tesi lunghe noiose ed inutili.
In genere, ma non è una regola, una tesi di vecchio ordinamento, o di laurea magistrale/specialistica varia dalle 90 alle 120-150 pagine. Per una tesi di triennale ci si aggira intorno alle 40-50 pagine. I numeri di pagine si calcolano in base ai formati forniti nel paragrafo Norme tipografiche, perciò, nel caso abbiate usato parametri diversi, dovrete tenerne conto (per assurdo: se la vostra tesi ha 15 righe per ogni foglio, ciascuna delle quali è di 50 battute e avete usato un corpo 14, le vostre 60 pagine equivarrebbero a 15-20 pagine).
5. La stesura
La tesi va scritta in italiano corretto e non sarebbe compito del relatore controllarne l’ortografia, fatta eccezione per qualche svista/refuso che può capitare a tutti.
Fate attenzione in generale ad accenti e apostrofi: gli accenti sono di due tipi anche in italiano, grave ed acuto (es. caffè, perché), gli apostrofi non sono accenti e segnalano un’elisione (un po’, perché in origine è “poco”, non un pò). L’articolo determinativo un prende l’apostrofo solo se è seguito da un sostantivo femminile (un’avventura / un amico). Qual è non ha apostrofo perché è un caso di “troncamento” e non di elisione. I verbi di opinione sono seguiti dal congiuntivo (“ritengo che sia”, non “ritengo che è”); lo stesso le congiunzioni concessive (“sebbene sia”, non “sebbene è”). È buona regola consultare, nel dubbio, un buon dizionario di italiano.
In linea di massima, se non costruite periodi troppo lunghi, il lavoro di scrittura vi risulterà più facile. Se avete un periodare lungo, controllate sempre che esista una proposizione principale prima di legarvi quelle secondarie e state attenti alla concordanza dei tempi, alla concordanza tra soggetto e verbo (singolare o plurale), soprattutto se sono posti a distanza uno dall’altro, alla corretta concatenazione di proposizione principale e proposizioni secondarie (vedi anche: Maurizio Dardano – Pietro Trifone, La nuova grammatica della lingua italiana, Bologna: Zanichelli, 1997).
Fate un uso corretto della punteggiatura. Non esiste solo la virgola; c’è anche il punto e virgola, che segnala una pausa più lunga. Ci sono i due punti: anticipano un elenco o una precisazione. Nelle tesi si tende ad evitare l’uso di punti esclamativi. Tutti i segni di interpunzione sono SEMPRE seguiti da uno spazio vuoto (e MAI preceduti da uno spazio vuoto).
Al contrario di quanto vedete in queste “Indicazioni”, non si usa mai nel corpo della tesi il grassetto. Non si usano neanche le parole scritte in caratteri MAIUSCOLI, né si sottolinea. Ci sono delle eccezioni, le discuterete con il vostro relatore/correlatore. Se volete enfatizzare un termine potere usare gli ‘apici’ o le “virgolette”. Il corsivo è obbligatorio quando usate una parola di una lingua straniera che non sia entrata ancora nell’uso corrente (quindi non vanno in corsivo parole come jeans, computer, rock, ma vanno in corsivo fiction, hero, ecc.). Le parole straniere entrate nell’uso corrente non prendono il plurale secondo le regole della lingua da cui provengono (i computer, non i computers).
5.1 Norme tipografiche
Generalmente il corpo principale di una tesi si scrive in caratteri Times New Roman, formato 12, interlinea 1,5, paragrafo giustificato (come queste “Indicazioni”). I margini possono essere regolati 2.5 oppure 3 cm a sinistra e 2.5 cm a destra. Bisogna numerare le pagine seguendo le istruzioni da Inserisci / Numeri di pagina, ecc. partendo dal numero 1 e continuando in successione fino alla fine (fare attenzione a che ogni capitolo non riparta dal numero 1). In linea di massima una pagina di tesi contiene dalle 23 alle 25 righe, ciascuna di circa 70-75 battute (o caratteri), spazi inclusi. Queste norme, se si resta all’interno di parametri ragionevoli, possono variare a vostro piacimento.
I numeri e i titoli dei capitoli (compresa Introduzione e Bibliografia, ma non l’Indice) si possono centrare, in grassetto, in una pagina bianca, formato almeno 14. Il titolo del capitolo (se c’è) segue, se vi piace, in un formato più grande e in corsivo (scegliete voi, ma siate uniformi).
La tesi comincia nella pagina successiva. I titoli dei paragrafi e dei sottoparagrafi (se ci sono) si allineano a sinistra senza il rientro, formato 12, tondo o corsivo (sta a voi decidere ma mantenete uniformità), preferibilmente grassetto per distinguerli dal testo principale. Alla fine di ogni paragrafo farete una doppia spaziatura prima di indicare il paragrafo successivo. Per i sottoparagrafi potete evitare di mettere la doppia spaziatura.
Ogni volta che nella stesura del testo cambiamo argomento, andiamo a capo e rientriamo di un centimetro.
Alla fine della tesi è buona regola rileggerla anche per controllare che l’impaginazione risulti corretta (ad esempio vanno evitati i titoli di paragrafi alla fine di una pagina e l’inizio del paragrafo alla pagina successiva).
6. Le citazioni
In una tesi di letteratura le citazioni da opere in lingua straniera vanno lasciate nella lingua originale e, a meno che non stiate facendo una tesi sulla/di traduzione, non dovete tradurle in italiano.
Quando facciamo una citazione che è più lunga di tre righe dobbiamo separarla dal corpo principale del testo andando a capo, allineandola a 2pt sinistra e 15pt a destra per tutta la sua durata, ridurla di un punto (in questo caso sarà in corpo 11). Nella citazione ‘rientrata’ non si mettono MAI le virgolette, e alla fine va sempre riportata la NOTA. Nel caso questo passo appena citato non vi servisse per intero, potete abbreviarlo a vostro piacimento inserendo tre puntini di sospensione tra parentesi quadre nel punto in cui avete tagliato la citazione, purché si mantenga la correttezza sintattica. Quando si riprende a scrivere dopo una citazione rientrata si allinea tutto al margine sinistro ripristinando il formato 12. Quando cambieremo argomento riprenderemo andando a capo, come sempre, con il rientro di un centimetro.
Se la citazione non supera le tre righe, la si lascia nel testo usando SEMPRE le virgolette. Le virgolette possono essere «basse», dette caporali (su Word: “Inserisci” e poi “Simbolo”), oppure “alte” (sulla tastiera, sopra il numero 2). Anche in questo caso sceglietene un tipo e mantenete l’uso per tutta la tesi. RILEGGETE SEMPRE le citazioni: non c’è nulla che dia un’impressione di peggior sciatteria che una tesi di letteratura inglese piena di errori ortografici… di inglese!
7. Le note
Dopo una citazione serve sempre una nota che dica qual è la sua fonte. Se non si tratta di una nota bibliografica (ossia che non indica da dove avete preso una citazione, bensì specifica qualcosa che avete appena detto, o rimanda a un libro che vi ha suggerito l’idea che state esponendo) il richiamo va preferibilmente messo alla fine della frase, prima o dopo il punto (anche in questo caso, una volta scelto il criterio occorre mantenerlo per tutta l’estensione della tesi).
Se la nota viene dopo una citazione, vi inserirete i dati del libro da cui l’avete tratta. Così: Nome dell’autore, Cognome, Titolo e eventuale sottotitolo del libro in corsivo (oppure: “Titolo e eventuale sottotitolo dell’articolo”, in: Titolo e eventuale sottotitolo del libro o della rivista da cui è tratto, in corsivo), Luogo di pubblicazione: Casa editrice, anno dell’edizione che avete consultato, pagina/e da cui viene la citazione (p. se è una pagina, pp. se sono più pagine). Ecco un esempio:
Sheila Hones, Literary Geographies. Narrative space in ‘Let the Great World Spin’, New York: Palgrave Macmillan, 2014, p. 69
Felix Ó Murchadha, ‘Space, Time, and the Articulation of a Place in the World: the Philosophical Context’, in Bill Richardson (ed.), Spatiality and Symbolic Expression. On the Links between Place and Culture, New York: Palgrave Macmillan, 2015, p. 34
Come noterete, le note sono in formato più piccolo rispetto al testo principale. In genere il computer le riduce automaticamente, se invece dovete dare voi un formato, scegliete il corpo 10.
Se nella nota volete semplicemente dire che state riprendendo a parole vostre un concetto già esposto da qualcun altro allora metterete Cfr. [che significa “confronta”, cioè “vai a vedere”] e poi i dati del libro in questione.
Quando citate un testo che avete già citato in precedenza, non dovete riportare ogni volta tutte le indicazioni bensì solo il Cognome dell’autore, il titolo dell’opera ridotto, e poi la pagina. Così:
Hones, Literary Geographies, p. 73
Se il riferimento è lo stesso della nota precedente, metterete Ibid., virgola, numero della pagina (p.) o delle pagine (pp.).
Le note possono essere a piè di pagina o in fondo al documento. Per la lettura sono più pratiche quelle a piè di pagina. Tenete presente che se fate un documento diverso per ogni capitolo, le note ricominceranno da 1 ad ogni nuovo documento. Se volete che la numerazione sia progressiva, dovete allora dare il comando voi, indicando da che numero ripartire ogni volta, oppure unendo tutti i capitoli in un unico documento.
8. La bibliografia
La bibliografia si stila in ordine alfabetico per iniziale del cognome degli autori. Alla fine di ogni voce bibliografica si può mettere il punto.
La bibliografia può essere seguita da una Sitografia, cioè l’elenco dei siti che avete consultato per le vostre ricerche.
I criteri di citazione in bibliografia variano da paese a paese, da autore ad autore, da casa editrice a casa editrice e così via. Questa è una proposta. Potete avere valide alternative, ma sottoponetele al vaglio di un docente e comunque adottate dei criteri uniformi.
Libri di un unico autore/autrice
Cognome dell’autore, Nome dell’autore (o iniziale puntata), Titolo e eventuale sottotitolo, Città di edizione: Casa editrice, Anno di edizione (il tutto separato da virgole). Esempi:
Ceserani, Remo, Guida allo studio della letteratura, Bari: Laterza, 1999.
Si può anche mettere Ceserani, R. o anche i cognomi degli autori a carattere maiuscolo:
CESERANI, R., Guida allo studio della letteratura, Bari: Laterza, 1999.
Libri di più autori
Come sopra eccetto per le indicazioni sugli autori che saranno:
Ceserani, Remo et al. [se sono vari autori, in corsivo perché è latino]
oppure:
Silvestri, Laura e Frattale, Loretta, …
Come prima, il nome può essere abbreviato con l’iniziale.
Libri a cura di:
La trama del delitto. Teoria e analisi del racconto poliziesco, a cura di R. Cremante e L. Rambelli, Parma: Pratiche, 1980. (SE IL LIBRO È ITALIANO)
Spatiality and Symbolic Expression. On the Links between Place and Culture, ed. by Bill Richardson, New York: Palgrave Macmillan, 2015. (SE IL LIBRO E’ INGLESE)
Saggi, articoli, capitoli in libri:
Cognome dell’autore, Nome dell’autore, “Titolo del saggio/articolo/capitolo”, in Titolo e eventuale sottotitolo, Cognome dell’autore, Nome dell’autore (a cura di), Città di edizione: Casa editrice, Anno di edizione, pp. XX-XX. Esempi:
Petronio, G., “Quel pasticciaccio brutto del romanzo poliziesco”, in La trama del delitto. Teoria e analisi del racconto poliziesco, a cura di R. Cremante e L. Rambelli, Parma: Pratiche, 1980, pp. 227-242.
Saggi e articoli in riviste:
Cognome dell’autore, Nome dell’autore, “Titolo del saggio o articolo”, Titolo della rivista (più eventuale sottotitolo), volume della rivista, numero della rivista, anno di pubblicazione del numero, pp. XX-XX. Notate che a differenza dei saggi e articoli presi da libri, qui non si usa in.
Opere letterarie
Valgono le stesse indicazioni esposte in Libri di un unico autore/autrice. Si indica l’anno di pubblicazione dell’edizione che state usando ed eventualmente (se l’opera è relativamente recente) si mette tra parentesi quadre l’anno dell’edizione originale. Nel caso abbiate anche usato una versione italiana, indicatela, specificando anche il nome del traduttore. Esempi:
Kamboureli S., in seconda persona, trad. it. di E. Rao, Bari: Palomar, 2007
9. La struttura finale della tesi
Una volta completa, la tesi si presenterà come segue:
- una pagina iniziale, o frontespizio, contenente: le informazioni relative all’università, alla facoltà, al corso di laurea, il titolo della tesi, il vostro nome (e se volete numero di matricola), il nome del relatore ed eventuale correlatore, l’anno accademico in cui vi laureate,
- l’indice generale con i numeri delle pagine corrispondenti alle varie voci (questo lavoro lo dovrete fare alla fine perché ogni modifica potrebbe farvi saltare i numeri delle pagine),
- i capitoli numerati, contenenti paragrafi numerati ed eventuali sottoparagrafi numerati,
- bibliografia e sitografia
- eventuali appendici
Se volete inserire dei ringraziamenti, una dedica, un’epigrafe, potete farlo all’inizio della tesi, in una pagina a parte prima dell’indice. Ringraziare il relatore è cosa piuttosto anomala, poiché nell’aiutarvi e seguirvi non vi ha fatto un favore personale, bensì ha svolto una parte del suo lavoro (Cfr. Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea, Milano: Bompiani, 1977).
10. Suggerimenti
Nella misura in cui le regole per la consegna e la restituzione del materiale le stabilirete con il/la vostro/a relatore/rice, è consigliabile consegnare capitoli completi anziché paragrafi. Più ciò che consegnate costituisce un discorso completo, più è facile seguirvi. La consegna di paragrafi, dilazionati nel tempo, frammenta sia il vostro lavoro di scrittura, sia quello della lettura.
Assieme a quanto consegnate è bene includere SEMPRE un indice della tesi. Ricordatevi che la persona con cui state lavorando non segue solo la vostra tesi e quindi ha bisogno, soprattutto se le vostre consegne sono molto diluite nel tempo, di avere sempre sotto mano un indice aggiornato del vostro lavoro (non importa se è provvisorio, se pensate di cambiarlo del tutto, se è impreciso, ecc. ecc.).
Dopo la prima consegna, aspettate le correzioni di quanto avete già dato prima di sottoporre nuovo materiale. Queste vi aiuteranno a regolarvi per la stesura successiva. Con il tempo procederete più in fretta.
Al di là delle correzioni che verranno fatte su quanto consegnate, al momento della consegna dovete pensare che quello che avete scritto (sia esso un paragrafo o un capitolo) sia definitivo, quindi è sconsigliabile presentare pagine che abbiano note incomplete, asterischi al posto di frasi o date, puntini di sospensione ecc. ecc. Cercate di presentare una versione più “pulita” possibile.
Nel caso la vostra consegna sia via allegati per e-mail, valgono le stesse regole sopra dette.
Per quanto possiate avere fatto progetti (di lavoro, di vacanza, ecc.), ci si laurea quando la tesi è completa e consegnata e non è possibile stabilire i tempi (della stesura e della consegna) al momento dell’assegnazione della tesi stessa. Nel corso della compilazione della tesi possono sorgere infiniti contrattempi, relativi al lavoro stesso o alla vostra persona e le scadenze che avevate immaginato possono cambiare. Non ha senso dunque presentarsi dal/la relatore/rice annunciando già la sessione in cui volete laurearvi.
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